“Berlino è povera, ma sexy.” Così diceva il sindaco Klaus Wowereit nel 2004, ma nonostante l’economia della città vada a gonfie vele, lo slogan rende perfettamente l’idea di come si vive lì. La prima volta che ci sono stato, lo scorso febbraio, Berlino mi ha dato il suo benvenuto dopo una grande nevicata. E già dal treno che porta dall’aeroporto alla città, ho capito quanto abbia sofferto negli anni del muro, con gli edifici della parte est che sembrano rimasti intatti. E’ grande Berlino, tanto. E’ calma nel suo caos, poichè la gente è uscita da un incubo durato 28 anni, nessuno corre, nessuno urla. Tutti la guardano attraverso i finestrini della metropolitana, nonostante magari conoscano a memoria ogni angolo. In Potsdamer Platz c’è il segno tangibile che probabilmente una parte dei berlinesi non voglia più avere il ricordo del muro, con i palazzi ultra moderni che contrastano fortemente con le vecchie fabbriche a Friedrichshain.
E’ un continuo guardarsi intorno, anche alzare lo sguardo, in particolare ad Alexanderplatz. Quella torre alta 365 metri, che simboleggia la sua grandiosità. Da qualsiasi parte vai, la Fernsehturm la vedi sempre. Anche se non splende il sole (spesso), e piove (molto spesso), i colori della East Side Gallery e dei dipinti nei muri delle case di Kreuzberg spiccano e sembra che il sole ci sia sempre. Ma Berlino è ben oltre questo, è la libertà dell’essere umano, delle idee, della sperimentazione. C’è sempre qualcosa da fare, sembra quasi non dorma mai. E’ la città di chi gira in bicicletta, che sia un manager o uno studente, di chi non rinuncia a leggere un libro dopo aver passato 7 ore a ballare al Berghain, in attesa di qualcuno o qualcosa.
E’ la stessa città in cui la signora di mezza età sulla metropolitana, con le borse della spesa, si guarda intorno divertita a vedere quel gruppo di ragazzi che ride e scherza con le birre in mano, mentre due punk, uno seduto alla sua sinistra accarezza il suo labrador e l’altro alla sua destra rolla una canna. Senza che lei si preoccupi che le possa succedere qualcosa. Berlino è il rispetto del proprio stile di vita, chiunque tu sia, qualunque cosa indossi. Schöneberg è uno dei quartieri più particolari e controversi, ed è il simbolo della piena normalità che a noi d’oltralpe sembra un’utopia. Mamme e papà che accompagnano il figlio all’asilo che è accanto ad uno dei bar gay più frequentati della città. Poco più in là due uomini che passeggiano abbracciati mentre guardano una vetrina di un negozio di articoli leather. Il tutto in poco più di 50 metri. Ed è normale.
Perchè è così che deve essere.
Das ist Berlin. Und ich liebe es.
Visitare Berlino è nella mia lista delle cose da fare per il 2011, sperando che il mio status precariandum non mi rovini i piani.
E’ bello averti riscoperto!
Ciao!
bb
Capisco lo status precariandum…comunque, vedrai che Berlino ti piacerà!
Ohhhhhhhh una descrizione migliore non potevi farla di Berlin!
Me l’hai fatta ricordare in ogni suo particolare… davvero avanti e bellissima… ricordo di essere entrata in un casinò e di aver giocato alle slot-machine vincendo ovviamente NIENTE 😀